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al testo proposto da Cosimina Viscido
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Credo in te, anima mia,
l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te, e tu non devi umiliarti di fronte a lui. Ozia con me sull’erba, libera la tua gola da ogni impedimento, né parole, né musica o rima voglio, né consuetudini né discorsi, neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve, il suo mormorio mi piace. Penso a come una volta giacemmo, un trasparente mattino d’estate, come tu posasti la tua testa di per traverso sul mio fianco ti voltasti dolcemente verso di me, e apristi la camicia sul mio petto, e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore snudato, e ti stendesti sino a sentire la mia barba, ti stendesti sino a prendere i miei piedi. Veloce si alzò in me e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza che va oltre ogni argomento terreno, io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia, e io conosco che lo spirito di Dio è il fratello del mio, e che tutti gli uomini mai venuti alla luce sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti, e che il fasciame della creazione è amore, e che infinite sono le foglie rigide o languenti nei campi, e le formiche brune nelle piccole tane sotto di loro, e le incrostazioni muschiose del corroso recinto, pietre ammucchiate, sambuco, verbasco ed elleboro. |
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